Il 18 Marzo 1848 iniziano le cinque giornate di Milano.

Il giorno prima era giunta in città la notizia dell’insurrezione di Vienna e delle dimissioni del primo ministro Metternich; Milano era già da mesi in uno stato di forte tensione dovuta al boicottaggio contro il monopolio austriaco dei tabacchi.

Le notizie da Vienna spinsero ad organizzare una grande manifestazione per chiedere riforme in particolare l’abolizione della censura e della polizia politica. A seguito dei primi scontri il rappresentate del governatore austriaco fece alcune concessioni, subito rigettate dal generale Radetzky che si asserragliò nel castello sforzesco e si preparò a combattere per la città.

Iniziarono così le cinque giornate di Milano: ovunque presero a spuntare le barricate mentre le truppe austriache venivano colpite dalle finestre e dai tetti degli edifici.

Gli insorti, sebbene uniti nel combattere gli austriaci, erano politicamente piuttosto divisi in quanto c’erano esponenti mazziniani a favore della repubblica, moderati riformisti quali Cattaneo e un ampio gruppo composto dall’alta borghesia e dalla nobiltà che subito si rivolse al Piemonte di Carlo Alberto nel timore che la rivolta potesse divenire incontrollata.

Radetzky aveva il vantaggio del numero e dell’esperienza delle truppe, ma il dover combattere per le vie cittadine faceva parzialmente venire meno questi elementi ed inoltre la situazione a Vienna rendeva difficile ottenere rinforzi.

In quel giorno Milano iniziò il suo percorso di liberazione dalla tirannia straniera, ma si dovette aspettare il 1861, per vedere una Milano libera in una Italia libera.

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