E’ un pericolo o un sintomo di rinascita?

Con il termine inflazione si definisce la crescita costante e prolungata dei prezzi, che comporta una riduzione del potere d’acquisto della moneta e una riduzione dei valori reali di tutte le grandezze monetarie.

Nonostante il suo significato letterale, l’inflazione non è sempre da considerarsi un fenomeno negativo per l’economia: nel 2015, la BCE ne ha fissato al 2% l’obiettivo desiderabile.

Infatti, una inflazione moderata è sintomo di economia che gode di buona salute: i consumi sono in rafforzamento, i salari sono in aumento, la produzione risente di un aumento di costi. Con una inflazione al di sopra del 2%, si parla invece di iperinflazione, ossia una crescita incontrollata dei prezzi, che come l’inflazione negativa (deflazione) porta con sé situazioni che possono determinare incertezza, sfiducia negli operatori e, in generale, comportamenti non ottimali per il contesto economico o immobilismo.

Nel corso del 2020 il tasso di inflazione è calato notevolmente, ma sta registrando una inversione sin dai primi mesi del 2021.

La volatilità (ovvero la variabilità) dei tassi di inflazione europei è dovuta fondamentalmente a quattro fattori intervenuti durante la pandemia:

  1. i prezzi del petrolio hanno subito una forte caduta, compensata da un rialzo dovuto alla ripresa dei trasporti;
  2. la spesa per i consumi è stata riallocata nelle diverse categorie: contro una riduzione della spesa per turismo, viaggi e ospitalità, un aumento di quella per beni della casa, alimentari, attrezzature per lavorare, studiare e praticare attività fisica in casa;
  3. alcuni governi hanno introdotto riduzioni temporanee dell’IVA, che hanno esercitato effetti transitori sull’inflazione (nel 2020 una riduzione, nel 2021 un aumento);
  4. la volatilità è stata alimentata anche dallo spostamento delle date dei saldi stagionali (ad esempio, in Francia e Italia i saldi sono stati posticipati).

Al di là della volatilità del breve periodo, il tasso di inflazione a medio termine dovrebbe restare contenuto e raggiungere l’1,4% nel 2023, contro un 1% previsto per il biennio 2020-21.

Questo risultato si è raggiunto perché il periodo pandemico ha spinto una forte collaborazione tra politica monetaria e fiscale, che sta conducendo l’economia al di fuori dello stato di emergenza, evitando che i Paesi finiscano nella così chiamata “trappola della liquidità” (bassa inflazione, tassi di interesse nominali prossimi al limite inferiore, ma non abbastanza da stimolare la domanda aggregata).

Secondo l’Europa, se si riuscirà a mantenere una sinergia tra politica monetaria e fiscale, l’economia potrà rinascere e essere capace di stabilizzarsi sul 2% circa di inflazione.

Articolo di A.D.G., collaboratrice di Libertà in Testa

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