Nel 1937 il governo di Londra concedeva alla Birmania l’autonomia dal dominio inglese in India e le classi colte e intellettuali si preparano all’indipendenza.
La nascita dell’Unione Birmana
Il 4 gennaio 1948 nasce l’Unione Birmana, ma subito cominciarono numerose rivolte guidate da due partiti comunisti, “della bandiera rossa” (staliniano) e “della bandiera bianca” (maoista), che volevano l’instaurazione di uno stato socialista.
Oltre alle tensioni politiche emersero subito tensioni etniche, infatti le minoranze tribali che lamentano un processo di birmanizzazione dell’esercito (i militerai non birmani vengono licenziati) e di imposizione religiosa (viene favorito palesemente il buddhismo): emersero così vari scontri e in questa guerra le minoranze etniche si alleano con i comunisti.
In questo stato di crisi permanente il governo democratico della Birmania delega diversi poteri alle forze armate, finché, nel 1962, il generale Ne Win destituisce il primo ministro U Nu, promettendo di riportare l’ordine e instaurando una “democrazia popolare” sul modello sovietico. Si nazionalizzano le terre e le attività economiche e si espellono gli stranieri.
Le rivolte studentesche in Birmania e la salita al potere di Aung San Suu Kyi
I “militari-socialisti” rimangono al potere a lungo in Birmania, ma dopo la rivolta studentesca del 1988, sono costretti a convocare le elezioni nel 1990, vinte dalla figlia del “Padre della patria”, Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace. I militari non riconoscono però la sua vittoria.
Il regime militare birmano da decenni anni è stato foraggiato dalla Cina comunista, che rifornisce i militari di armi, minerali, gas e petrolio