«A piè del colle scorre il Lambro limpidissimo fiume e benché piccolo, è capace di sostenere barche di ordinaria grandezza, il quale scendendo per Monza, di qui non lungi, si scarica nel Po.».
Così Francesco Petrarca descrisse il fiume Lambro in “Lettera a Guido”,
all’Arcivescovo di Genova, del 21 ottobre 1353.
Le origini
L’alveo del fiume Lambro si è formato in epoche geologiche recenti (era quaternaria); deriva dalla graduale evoluzione di una fitta rete di torrenti, che si sono fatti strada fra i depositi post-glaciali, incidendo la pianura in profondità, secondo ritmi variabili nel tempo; nasce dal Monte Forcella a 1456 metri di altitudine, presso Pian del Rancio nel comune di Magreglio.
Il nome del corso d’acqua deriva dal greco λαμπρως (lampròs), che significa limpido, lucente; l’origine è attribuita ai Galli Ambroni, i primi ad insediarsi nel territorio melegnanese (IV secolo a.C.).
A testimonianza di questa antica purezza delle acque del fiume, vi è anche uno storico detto in dialetto milanese, che recita “ciàr m’el Làmber“.
La situazione
Sembra quasi assurdo pensare a delle condizioni simili per le ultime generazioni… Eppure fino agli anni ’50 del XX secolo il fiume era balneabile e le sue acque venivano utilizzate quotidianamente dai cittadini stessi! Da li in avanti però, il bacino del fiume Lambro comincerà il cammino che poi lo
porterà, nell’ ottobre del 1987, ad essere dichiarato come “area ad alto rischio ambientale”, a causa dell’ alto numero di scarti industriali, principalmente sostanze chimiche e acque non trattate.
Un’ immagine molto più familiare ai giorni nostri… Da ricordare è l’ ultimo incidente, risalente all’anno 2010, causato dall’ immissione dolosa di un ingente quantitaivo di petrolio nel fiume, provocando un immenso disastro ambientale e mandando in fumo molti anni di depurazione delle acque (ingente investimento della provincia milanese per l’installazzione di depuratori, a partire dal 2005).
Quello che per due millenni è stato il fattore di sviluppo per la società, fornendo acqua per l’irrigazione dei campi, energia idrica e idroelettrica, spazi necessari per beni e ricchezze, è diventato un canale maleodorante conosciuto per il suo alto livello di inquinamento e per esondazioni nocive per il territorio.