Il Sistema Pensionistico Italiano è un sistema a ripartizione, cioè prevede che i contributi ricevuti in un determinato anno siano utilizzati interamente per pagare le pensioni dello stesso anno.

In poche parole, quando si versano i contributi all’INPS non si sta pagando la nostra pensione, ma quella di chi già la riceve.

Si finisce per pagare, infatti, i pre-pensionamenti di ex dipendenti pubblici, le maxi-pensioni dei dirigenti delle grandi aziende statali, ma anche le pensioni di chi ha contribuito poco o meno di oggi perché ciò era consentito dalla legge.

Le giovani generazioni dovranno quindi pagare un debito accumulato nel tempo che ha portato vantaggi solo una parte di popolazione.

Per queste ragioni il sistema pensionistico italiano è considerato il meno sostenibile fra tutti quelli dei Paesi OCSE.

Infatti l’importo delle prestazioni erogate supera di gran lunga i contributi ricevuti dall’INPS, facendo sì che lo stato debba coprirlo con altri fondi, quindi con tasse e ulteriori contributi.

Quali sono le possibili soluzione al problema delle sistema pensionistico italiano?

Per ribaltare la situazione si dovrebbe adottare un sistema pensionistico a capitalizzazione, come quello di Australia o del Cile, un sistema che responsabilizza gli individui, che non permette ai politici di fare favori ad alcune categorie a scapito di altri e che contribuisce al benessere nazionale grazie al risparmio.

In questo sistema i contributi versati dai singoli lavoratori restano nominativi e sono destinati ad erogare le prestazioni maturate dagli stessi.

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